Biografia di Enrico Toti:

Enrico Toti nacque il 20 agosto 1882 a Roma, una città situata in centro Italia. Fin da giovane mostrò un forte interesse per lo sport, in particolare per il ciclismo, che stava guadagnando sempre più popolarità in Italia alla fine del XIX secolo. Nel 1902, spinto dalla sua passione, Toti decise di fondare la Crava Novara, una squadra che avrebbe giocato un ruolo cruciale nel panorama ciclistico locale.

Sotto la sua guida, la Crava Novara iniziò a guadagnarsi una reputazione nel contesto sportivo della regione. La squadra divenne un simbolo per i giovani ciclisti, incoraggiandoli a perseguire i propri sogni.

Oltre alla sua carriera nel ciclismo, Toti era conosciuto per il suo impegno nella comunità. Era un promotore dell’educazione sportiva e cercava di utilizzare il ciclismo come strumento di unione sociale e per il miglioramento della gioventù. La sua visione andava oltre il mero aspetto competitivo del gioco; Toti credeva nel potere del ciclismo di educare e formare valori positivi.

Purtroppo, Enrico Toti ebbe una vita relativamente breve. Morì prematuramente nel 1920, ma il suo lascito continuò a vivere attraverso la Crava Novara e le persone che ispirò. Oggi, Toti è ricordato non solo come fondatore di una squadra, ma anche come un pioniere del ciclismo giovanile in Italia.

La sua eredità è un richiamo a tutti coloro che credono nel potere dello sport di trasformare vite e comunità. La Crava Novara, grazie alla sua visione, è diventata parte integrante della storia ciclistica di Novara e continua a influenzare le generazioni future.

Enrico Toti (Roma20 agosto 1882 – Monfalcone6 agosto 1916) fu un patriota italiano che combatté nelle file dei Bersaglieri, durante la prima guerra mondiale, da soldato irregolare, poiché non arruolabile in quanto privo di una gamba, persa durante la sua attività di meccanico ferroviere; nonostante la menomazione, partecipò a varie azioni militari, in una delle quali trovò la morte a 33 anni.

Durante la sesta battaglia dell’Isonzo (agosto 1916), che si risolse nella conquista di Gorizia, rimasto in una trincea sguarnita nei dintorni di Monfalcone, continuò a combattere benché colpito dai proiettili austriaci e morì incitando i suoi compagni all’assalto. Il suo gesto fu immortalato nella stampa dell’epoca (leggendaria divenne la copertina della Domenica del Corriere illustrata da Achille Beltrame, che mostrava Toti in piedi tra le sue truppe, nell’atto di scagliare la propria stampella contro le truppe austriache prima di morire[2]); egli assurse a simbolo dell’eroismo e del senso di abnegazione del militare italiano.

Busto di Enrico Toti nel Castello di Brescia

Il re Vittorio Emanuele III gli conferì la medaglia d’oro al valor militare; oltre a una varia toponomastica, gli furono intitolate scuole, monumenti, una legione ferroviaria durante il fascismo, nonché due mezzi sottomarini, uno della Regia Marina e l’altro della Marina Militare. A Roma, sua città natale, Toti è omaggiato in tre monumenti: uno, al Pincio, nel parco di Villa Borghese, espressamente a lui dedicato, un altro, a Porta Pia, dedicato ai Bersaglieri e nel cui basamento Toti è raffigurato, e infine un altro nel giardino della scuola elementare E. Toti a lui dedicata al Pigneto.